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Il vino nell’antichità

Che il vino sia un prodotto nato quasi con il mondo è cosa nota, ma è affascinante approfondire e scoprire come fosse millenni fa: sapori, modo di produzione, occasioni d’uso. Il vino nell’antichità era un rituale, una bevanda molto diversa da quella che conosciamo e apprezziamo oggi.

Greci e Romani

A raccontarci del vino nell’antica Grecia è anche Omero, che descrive molto dettagliatamente quando si beveva vino e in che modo le uve fossero coltivate: queste erano lasciate distese e non a pergola, ma rialzate in modo che non toccassero la terra. Le uve pestate con la vendemmia erano lasciate fermentare nella terracotta: le giare erano coperte con uno strato di resina e pece, per poi essere interrate per mesi in modo da ripararle e garantire temperatura più o meno costante. Proprio i greci insegnarono a noi italiani (anche se il concetto di “Italia” ancora non esisteva, ovviamente) come coltivare le viti, e da noi la coltivazione iniziò proprio nelle zone di insediamento per la Magna Grecia, per poi arrivare nella parte centrale della penisola… ovvero dai romani di Romolo, al nascere dell’Impero.

Simposio e altre occasioni in Grecia

Nell’Antica Grecia, il simposio era importantissimo: un’occasione in cui il vino era protagonista assoluto e lo si beveva rigorosamente in compagnia – compagnia umana ma anche divina, Euripide racconta bene cosa avveniva ne Le Baccanti. I simposi erano frequenti: rituali, matrimoni, festività pagane. In generale, i greci bevevano vino anche quotidianamente durante i pasti principali.

Amarezza e Mulsum a Roma

I romani amavano moltissimo il vino fermentato a lungo: il Falerno, ad esempio, non si poteva bere prima dei 10 anni di fermentazione e altre tipologie erano ritenute buone soltanto dopo un quarto di secolo dalla vendemmia. Il vino romano – merum - invecchiato nel calore, tramite fumo e una sorta di pastorizzazione, era denso e amaro, pesante: per questo motivo solo raramente era bevuto in purezza, ma si usava allungarlo con parecchia acqua talvolta calda. Oggi, lo considereremmo un vino “da buttare” o comunque scartare. Dall’amarezza del merum puro alla dolcezza del mulsum, ovvero vino miscelato a miele. Questo era consumato molto di frequente, soprattutto durante i banchetti delle famiglie benestanti e patrizie.

Durante il Medioevo

Se il vino e la sua produzione sono decollati durante il Medioevo, è anche grazie ai monasteri, ai conventi, alle abbazie. Quest’arte, attinta dai culti pagani precedenti, rimase anche nella religione sacra anzi ne divenne fulcro: basti pensare alla presenza del vino nelle Scritture e durante la messa. Il vino era prodotto ancora pestando le uve con i piedi, anche se in questa fase della storia cominciarono a comparire anche dei torchi, fatto che migliorò e incrementò la qualità. Nel Basso Medioevo, grazie a cultura e al commercio, si videro le prime selezioni dei vitigni nonché la separazione tra vino da uve bianche e quello da uve rosse.

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